L’etimologia del termine diamante deriva dal greco “adamas” che significa indomabile! Questo appellativo gli era stato dato perché nessuno conosceva materia in grado di intaccarlo o di lavorarlo. Il diamante era conosciuto in Oriente fin dal 3000 a.C. e fece la sua comparsa in Occidente nel periodo successivo alle spedizioni di Alessandro Magno.

Da un punto di vista chimico, il diamante ha una composizione simile a quella della grafite: entrambi sono infatti composti da Carbonio puro.

Tuttavia le principali caratteristiche tra i due minerali sono molto differenti. La grafite è fra i minerali più teneri in natura, è opaco e nero, mentre il diamante ha il valore massimo di durezza nella scala di Mohs e può presentarsi trasparente e incolore.

Questa differenza è causata dalla diversa disposizione degli atomi di carbonio all’ interno dei loro reticoli. Il diverso posizionamento è causato dall’ effetto di temperatura e pressione al momento della cristallizzazione. In natura, le temperature e le pressioni favorevoli alla formazione dei diamanti si riscontrano a una profondità superiore a 150 km. I diamanti si formano a temperature comprese tra 900 e 1200 °C, con pressioni altissime e vengono poi trasportati in superficie da magmi generati da eruzioni vulcaniche profonde.

Il 90% dei diamanti che troviamo in circolo è usato nelle lavorazioni industriali, meno del 10% viene utilizzato in gioielleria, questo perché solo il materiale di ottima qualità e trasparente viene montato nei gioielli.

Arriviamo dunque alla fatidica valutazione del diamante, perché è la pietra più amata al mondo?

I diamante è il materiale più duro che esista nella scala di Mosh, (parliamo di resistenza al graffio), solo un diamante può scalfire un altro diamante, ed esso può tagliare qualsiasi altro materiale.

Un’altra qualità apprezzata è la luminosità e capacità di riflettere la luce; nessuna pietra riesce a battere la brillantezza di un diamante!

Dovete sapere che il diamante viene valutato per delle caratteristiche ben specifiche, è l’unica pietra ad avere un listino prezzi internazionale chiamato Rapaport, sul quale i venditori possono fare affidamento nel momento della vendita al cliente.

Le famose caratteristiche da considerare sono: il carato, il colore, la purezza ed il taglio.

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CARATI

I carati, scritto Ct, si riferiscono al peso.  Più il diamante peserà e più il suo valore sarà alto, ma questo considerando in modo complementare le altre caratteristiche. Un diamante da 1 carato peserà soltanto 0,20 gr, un peso quasi irrisorio.

COLORE

Il bianco è il più venduto, Ma esistono vari tipi di bianco e per classificarli si è scelto una scala che parte dalla lettere D e arriva alla Z, dove D sta per bianco Extra e la Z sarà tendente al giallo. Quindi quando vedete delle lettere vicino ad un diamante, queste si riferiscono al colore.

Il colore può influire molto a seconda della montatura: se abbiamo un diamante solo, come in un anello di fidanzamento, il diamante farà da protagonista, ma se avremmo una composizione di più pietre o un paio di orecchini, bisognerà fare attenzione di avere un colore simile per non notare un distacco!

La  differenza di colore tra una lettera e l’altra vicine tra loro ad esempio una F e una G non è molta, ma se prendessimo una E ed una I anche una persona non esperta comincerebbe a notarne la differenza.

Il colore è una delle caratteristiche che incide molto sul prezzo del diamante.

PUREZZA

Arriviamo ora alla purezza, che cos’è?

È l’indice che valuta le imperfezioni all’interno e all’esterno del diamante.

Essendo un materiale naturale il diamante può contenere dello “sporco”, come delle macchioline nere, oppure veli nebbiosi..

Più queste imperfezioni si vedranno e minore il valore del diamante sarà. Ma tranquillo, queste imperfezioni si vedono con il lentino a 10 ingrandimenti!

Nella tabella si parte da IF che vuol dire nessun imperfezione visibile, poi VVS e VS che indicano che ci sono delle piccole inclusioni visibili con difficoltà col lentino, poi c’è SI che vuol dire che cominciano ad essere abbastanza visibili con gli ingrandimenti ed infine P1 P2 e P3 dove le inclusioni cominciano ad essere visibili ad occhio nudo.

Anche la purezza è un valore che incide sul prezzo.

TAGLIO

Arriviamo infine al taglio, che di solito è la caratteristica più trascurata, ma in realtà importantissima.

Se il diamante ha un colore molto bianco e una purezza elevata, ma sarà tagliato male questo brillerà molto poco.

Il taglio più comune che si utilizza sui diamanti rotondi è chiamato Brillante, il che vuol dire che ha 57 piccole faccette, dal quale la luce viene riflessa. È un taglio di “ultima generazione” che appare solo nel 1900, prima si faceva il taglio a rosetta e brillavano molto moto meno.

Tutto lo sbrilluccicamento che vediamo è dovuto proprio al taglio e alle proporzioni di esso.

Dopo tutte queste informazioni puoi capire che il mondo dei diamanti è vastissimo, e questa è solo la base per cominciare a capire qualcosa.

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